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giovedì, Aprile 18, 2024

Il nostro Made in Italy nelle tasche delle multinazionali estere

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Siamo sicuri che l’Italia sia degli italiani? 
Della questione, veramente molto delicata, si fa portavoce il Gruppo ComunicareITALIA impegnato on line per una comunicazione etica a sostegno della verità e della persona. A lanciare l’allarme on line è il direttore Viviana Normando.

New: in fondo all’alticolo la nostra Redazione ha voluto riportare dati esclusivi presenti sulla stessa testata poichè essi sono fortemente rappresentativi di una seria e assoluta novità nel settore Innovazione. Esse costituiscono sopratutto un’ondata di amore per l’Italia che proviene dal mondo del lavoro a sostegno dell’immagine negativa e isterica che le cronache di questi mesi danno dell’Italia a danno del suo valore. Riportiamo questi dati (che promuoveremo) a vantaggio di una valida e competitiva fruizione del grande Patrimonio Culturale dell’Italia. Quale migliore momento? E quale migliore alternativa oggi per promuovere Turismo in modo assolutamente rivoluzionario, innovativo e in linea con l’ingegneria della comunicazione mobile sempre più basata sui contenuti? la nostra Redazione intende sostenere in modo deciso il lavoro e le maestranze italiane in tal senso.  

Prima parte
L’Italia rischia grosso e ancor di più in un momento in cui la crisi politico istituzionale la sta indebolendo. Chiunque può fare man bassa di qualsiasi bene. Questo è il momento giusto. Giusto per aggredire l’Italia perchè incapace di difesa. Un esodo bibblico ad orologesria da Tunisi dimostra che ora si possono violare anche le frontiere. Abbiamo visto che in Egitto il disordine sociale è servito anche da spalla per chi ha pensato di saccheggiare un museo di fama mondiale.
Ma i saccheggi in un momento del genere sono tutti evidenti? NO!
Alcuni sono molto più intelligenti e mirati ad inginocchiare una intera economia. Ora, senza perdere tempo, in attesa che l’Italia ritrovi la sua forma politica,  è necessario creare sinergie per salvare Aziende e Patrimonio Culturale italiano.
A dirlo è Fabio Gallo – esperto di intelligenza connettiva, relatore nella scorsa Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali insieme a Derrik De Kerckhove, sul futuro della connettività.

Cos’è un esperto di Intelligenza Connettiva? Una persona che ha spiccatissime capacità esemplificative che osserva il fenomeno della rete e ne deduce il futuro in termini di gestione della conoscenza. Una disciplina nuova come la rete ove si fondono conoscenze sulla psicologia di massa, comunicazione, capacità tecniche specifice nel settore della Rete, fuse da un intuito straordinario.

Due mesi prima Fabio Gallo ha detto che Google sarebbe stato battuto. Puntulamente Facebook c’è riuscita.
Oggi Fabio Gallo suona un campanello d’allarme e afferma che il più grave dei rischi nell’epoca digitale è quello di perdere la proprietà del diritto alla propria cultura, ai propri beni, alla propria memoria con una conseguente e complessiva ricaduta in termini di danno permanente, a svantaggio del Lavoro italiano e dell’ economia in generale. Ciò poiché qualcuno potrebbe gestirla e condizionarne tanto la fruizione quanto il diritto ad essa.

Non è un caso – afferma Fabio Gallo – che Giovanni Paolo II due anni prima della sua scomparsa lanciava un appello ai giovani chiedendo ad essi di occuparsi della rete con competenza.
Un danno – afferma Fabio Gallo – che si rifletterebbe con gravi ricadute sull’economia del Turismo, dell’Agroalimentare, nel mondo dell’artigianato e dei mestieri che sino ad oggi hanno cesellato il volto dell’Italia celebre nel mondo anche per il conio del marchio più venduto, produttivo e imitato: il Made in Italy. Complessivamente il danno sarebbe dell’intera società civile.
Questo rischio non è calcolato (se non da pochi) poichè richiede capacià di analisi elevatissime. Un rischio che deriva dall’assoluta ignoranza (vera o che si vuole far credere) in materia di gestione della conoscenza, da parte di talune istituzioni che si trovano al Governo politico della cosa pubblica in Italia.

Questo danno sarebbe enorme e proporzionale al peso che l’intero Patrimonio culturale italiano ha una volta reso produttivo nell’industria del digitale. Miliardi di Euro di royalty all’anno che, come nel sistemi di gestione delle prenotazioni turistiche, si accingono a passare nelle casse delle multinazionali estere.

Attualmente il mercato on line del sistema Italia muove oltre 6,5 miliardi di euro (in continua crescita). Impossibile stimare cosa accadrà quando si renderà produttiva la miniera della cultura italiana.
Per questo motivo Fabio Gallo e la Fondazione “Paolo di Tarso” lanciano il loro appello al fine di accendere i riflettori su questa forma moderna di tutela dei Beni Nazionali, dell’italianità e del Made in Italy.

Fabio Gallo ha le chiare.
“Nell’epoca in cui i contenuti digitali sono tutto per il mondo della comunicazione, sempre più personale e mobile, possedere immagini e i relativi diritti, produce più della proprietà del bene stesso. La nuova ricchezza, infatti, proviene dalle visite virtuali (in Rete) dei Beni Culturali che non costano rifacimenti di facciate, restauri, guardianie e sistemi di allarme.  Esse, però, veicolano ad esempio il Turismo come forma di economia di rete. Inoltre, il virtuale produce un servizio e un diritto sul suo sfruttamento erogato a pagamento ad ogni cittadino che ha un telefono in tasca. Dunque produce economia.

Oggi, infatti, il telefono cellulare non è più un dispositivo con il quale si conversa e basta ma un compagno di vita che ci collega alla società, ai suoi servizi e ci aiuta ad accedere in essi, ci guida nelle scelte.
Perché si possa produrre realmente economia in Italia – continua Fabio Gallo – il diritto di sfruttamento dei beni italiani, per legge, dovrebbe rimanere all’Italia. Ciò consentirebbe al Governo italiano di avere margini importanti di trattativa con tutto coloro i quali, offrendo un servizio da una parte, si appropriano del Valore Italia dall’altra. Fermo rimanendo la disponibilità a collaborare con tutti: motori di ricerca ecc, ecc.”

Fabio Gallo conclude aprendo ad uno scenario apocalittico sul futuro della gestione delle risorse in rete e ricostruisce la storia di Google.

Google – afferma Fabio Gallo – è il monopolio della gestione della conoscenza. C’è da chiedersi fino a quando sarà un Motore amico e se, invece, svelerà presto il suo vero volto di Tuttofare dell’economia mondiale. Presto sapremo, ad esempio – continua Fabio Gallo –   se Google entrerà anche nel Business del Turismo vendendo direttamente Hotel e servizi di ogni genere. Se sarà così (e ci vorrà poco a saperlo) entrerà poi in ogni settore che produce economia e divorerà in modo spietato tutto il mercato che si muove in rete. Perchè? perchè Google è “il Motore” che muove tutte le cose. 

Google, infatti, è partito come “motore di ricerca” e mentre metteva a punto il suo algoritmo ha iserito le inserzioni pubblicitarie a pagamento. Immediatamente dopo, appena capitalizzato, ha creato uno strumento per il “webmaster” che guida al migliore utilizzo del motore che, di fatto, pilota il mondo della rete all’interno del suo ventre connettivo che gestisce la conoscenza di tutti. In Italia ci lamentiamo delle intercettazioni ma se tutti sapessero cosa si può sapere tramite la Rete, il cellulare sarebbe l’ultimo dei pensieri.  Google comprende quindi che senza contenuti la vita è breve e investe nella digitalizzazione dei grandi capitali culturali del mondo tra cui beni librari, museali, ecc. Ovviamente tratta i diritti del loro utilizzo. Poi, mentre arrivano i contenuti, arrivano Google Earth e Google Maps, Google Immagini, sui quali questi contenuti si possono collocare per creare un mondo reale di servizi commerciali: ristoranti, hotel, farmacie, musei, chiese, monumenti, uffici, ecc, ecc. Quindi arriva Google Libri, Google News, You Tube e molto altro.

Attenzione: Google nella sua semplicità visuale (una stringa, tu chiedi e io ti rispondo) sembra proporre un volto neutro e amico di tutti. Questo è il punto: fino a quando?
Pensate che un quotidiano regolarmente depositato al Tribunale di competenza per esistere in Google si vede ovviamente costretto a segnalarsi, inserisce i suoi dati, il suo indirizzo URL, ecc.

Al momento dell’invio dei dati la sorpresa: Google ringrazia ma dichiara di non potere assicurare sul motore di ricerca la presenza della testata. Segno, questo, di un piano di democrazia evidentemente inesistente e privo di garanzia che tenta di far passare per un servizio alla collettività quello che invece è il più grande sistema monopolistico di gestione della conoscenza.

Oggi si apprende che il Governo della Repubblica Italiana tratterebbe l’opportunità di affidare a Google la gestione della conoscenza Museale italiana.
Così facendo, un capitale per volta, la gestione di rete del più imponente Capitale Culturale del Mondo, sarà si “Made in Italy”, ma nelle tasche degli altri. Di Google, per esempio.

Ma poichè parliamo di “Intelligenza Connettiva” chiediamoci anche cosa direbbero a tal proprosito i “Cretini Connettivi”. Direbbero: “vabbè..ma in fondo se noi mettiamo tutto su Google ne guadagna il Turismo in generale perchè l’Italia sarebbe vista da più persone…”. Ecco: un cretino direbbe questo! Il punto non è questo perchè il dato delle visite sarebbe ovvio. Il vero problema è che qualche Ministero sta consegnando le chiavi di tutta la cultura italiana a chi gestisce il Monopolio dell’informazione. La coseguenza naturale sarà che, se non si tutelano i diritti e non si regolamenta la fruizione dei Beni (a vantaggio dei legittimi proprietari e della nazione tutta), essi saranno utilizzati come contenuti di un mercato sempre finalizzato alle tasche delle multinazionali e mai degli italiani. Dunque fruizione si ma regolamentata da leggi specifiche perchè la fruizione dell’immagine dell’Italia affidata ai colossi del Monopolio di Rete non finisca per distruggere il lavoro delle Aziende italiane.

In questa vicenda quella che per davvero è interessante è la morale che ne trae il Direttore di ComunicareITALIA.

Se le Aziende italiane di settore non sapranno creare in modo fulmineo sinergie finalizzate alla gestione della risorsa costituita dal patrimonio culturale italiano, le stesse, perderanno il terreno edificabile delle nuove economie. Una sinergia in tal senso sarebbe anche una novità assoluta per due motivi: il primo, per continuare ad essere costruttori di italianità; il secondo, per gestirne il, bene italiano da investire in lavoro. Ciò consentirebbe l’attuazione di un piano di riappropriazione responsabile del valore del Made in Italy e la meccanizzazione (complice l’Italia) del gusto italiano che è economia inossidabile.

In questo settore l’illuminato cammino della Fondazione Paolo di Tarso www.paoloditarso.it otterrà certo ottimi risultati perchè, dopo avere analizzato il mercato della rete, propone concretamente soluzioni alternative che possono essere il fulcro di un sistema moderno e italiano di gestione della conoscenza.

Seconda parte

Con alcuni esempi spiegheremo meglio come il Sistema Italia e ciò che definiamo Made in Italy, sia sempre più un valore che non produce più economia italiana.

Avevamo nostro malgrado accettato l’idea e il fatto, fin dagli anni ’80-90, che lo studio e l’analisi dell’opera, parte importante della moderna procedura di restauro, ad esempio del più grandioso progetto pittorico del rinascimento, la Cappella Sistina, con il Giudizio Universale di Michelangelo e tra i dipinti di Ghirlandaio, Perugino, Botticelli, Raffaello (nei cartoni), fosse stata ripresa in ogni suo stadio dal fotografo giapponese katashi Okamura per un’emittente privata di Tokyo, la Nippon Television Network Corporation, dal 1980 al 1999, con l’acquisto dei diritti esclusivi sulle fotografie e le riprese delle fasi del lavoro. Questo cosa vuol dire? Che ogniqualvolta si pubblicano le immagini della Cappella Sistina, peraltro nella condizione in cui ogni libro su Michelangelo sia stato riscritto completamente per le novita’ scoperte ed apportate proprio dal restauro, si pagano diritti di autore. Su uno anzi sul più grande capolavoro dell’Italia? Si, Michelangelo e’ Made in Italy ma le sue foto Made in Japan. Dall’episodio, non unico ma tra i più eclatanti, noi italiani orgogliosi di esserlo, ove il nostro Paese sia stato in grado di generare, formare i più rinomati ed affinati geni del mondo, siamo stati messi nelle condizioni, per il difficile stato di degrado e di interventi di somma urgenza del nostro patrimonio storico artistico di entrare nell’ottica di ‘produzioni’ che si affiancassero a quelle italiane, ai vari ‘Made in’ che paradossalmente sostenessero il Made in Italy. Incredibile ma vero. Fino ad arrivare ad oggi tempo in cui numerosi dei prodotti delle imprese italiane vengono realizzati in collaborazione con altri Paesi, risparmiando con costi di produzione e manodopera, anche laddove vi sia il rischio che il prodotto italiano scada nella sua qualita’ complessiva. Bella la cooperazione tra i diversi Paesi e le economie ma triste il risultato sulla incompleta integrita’ ed affermazione del Made in Italy nel mondo: eclatanti e noti esempi recenti su cui non ci soffermiamo dall’industria alimentare, farmaceutica, automobilistica.

Ecco dal boom del Made in Japan al Made in China siamo passati in queste ore al Made in America o più precisamente Made in California, la terra dei surfisti, dell’architettura contemporanea, sui cui materiali riflette il sole dalla luce cosi intensa da far sembrare il travertino marmo (mi viene in mente il Getty Museum di Los Angeles) e da ispirare geni contemporanei come il pittore David Hokney e naturalmente fino ad essere anche per la sua luce sede di Hollywood e delle sue produzioni e proiezioni di film. Ma il Made in California non e’ il Made in Italy. Ma cosa vuole dire questa affermazione? E’ solo una dichiarazione che in se’ porta valori, riferimenti, cultura, già know how o anche economia, occupazione, lavoro? Trasferisce tutto con se’ e sposta moltissimo di noi italiani, una conspicua fetta di noi. Gia’ gli studi preliminari che hanno portato alla nascita ad opera di una giovane Fondazione la Paolo di Tarso, di Italia Excelsa, www.italiaexcelsa.com, la piattaforma di bandiera del turismo italiano, supportata nella promozione dal Gruppo editoriale di rete www.comunicareitalia.it,  hanno dimostrato che la fetta più consistente dell’economia legata al turismo in Italia non resta nel nostro Paese ma confluisce all’estero. Verso l’America sono destinate le operazioni commerciali di coloro che hanno avuto la capacita’ di divenire colossi sul mercato quali Expedia, che poi ha acquistato Venere, prima italiana e cosi via. E’ di queste ore la dichiarazione di Marchionne, l’amministratore delegato Fiat circa l’accordo definitivo con la casa automobilistica americana Chrysler con una prima ventilata ipotesi di trasferimento della sede centrale Fiat in America. Polemica accesa per l’aiuto che e’ stato sempre dato dal Governo Italiano all’Industria Agnelli per poi rivelare che il cuore dell’industria automobilistica tutta italiana alla fine si sposta in America. Marchionne, tra gli incontri previsti in questi giorni sul tavolo degli investimenti in Italia della societa’, raddrizza il tiro e sostiene che la base resta Torino, con una sede in California, e probabilmente anche in Asia, laddove Fiat come annunciato dal Presidente Obama ha gia’ trasferito le sue capacita’ tecnologiche alla Chrysler! Gulp come si direbbe nei fumetti. Anche la squadra di calcio della Roma, sia pure in un episodio minore ma ampiamente emblematico, in una trattativa riservata, tra qualche giorno potrebbe passare dalla maggioranza della famiglia Sensi a proprieta’ americana. Ma ancora strabiliante e disarmante nel candore con cui e’ stato presentato ‘Art Project’, il progetto frutto tra la collaborazione tra il Ministero per i Beni e le Attivita’ Culturali guidato da Sandro Bondi e l’azienda di Mountain View ‘per promuovere in tutto il mondo il grande patrimonio storico artistico italiano’, si legge nella nota stampa.

Diciassette i musei con cui Google ha collaborato tra cui la Galleria degli Uffizi, 1000 i capolavori da fruire a 360 gradi sull’apposito sito di Google del progetto. Ma avevamo bisogno di Google? No neanche di un gigante come Google. Dopo i reiterati tentativi di affermazione del portale Italia.it in cui sono stati investiti 54 milioni di euro senza alcun esito se non in azzardate e timide presentazioni ad esempio di 100 virtual tour annunciate dal Governo Italiano come se i problemi del turismo potessero risolversi cosi’ e soprattutto trattenere in questo modo in Italia l’economia del turismo, la soluzione del quesito giunge dalla California.

Ma questo cosa comportera’? Come nel caso, anche se diverso ma analogo, del gia’ lontano acquisto dei diritti dell’emittente privata di Tokyo delle immagini dei restauri della Cappella Sistina, oggi direttamente Google, con l’appiglio gradito di diffondere gratuitamente la cultura artistica italiana nel mondo, acquisisce i diritti delle immagini dei più importanti capolavori italiani.

E’ un progetto che permette a chiunque e ovunque nel mondo – si continua a leggere nella nota – di un gran numero di opere d’arte e degli artisti che l’hanno create, a portata di un click. Una prospettiva errata che porta a far appartenere agli altri, in questo caso all’America, i beni culturali italiani ed a fruire cio’ che e’ nostro ‘dall’alto’ non ‘da dentro’. Gia’ è quasi ciò che accade con Google maps. Google maps è uno strumento utilissimo per la ricerca e la visualizzazione di mappe in rete ma ‘la moda’ fa sì che quando, ad esempio, si parla con amici che debbano raggiungerti in un luogo tramite smart phone, questi seguano più google maps che le tue parole: risultato? C’è il rischio di non incontrarsi, quando una cosa buona viene utilizzata in eccesso e la tecnologia diviene moda anziché strumento.

Il sistema dall’alto di Google maps, sia pure avanzato e utile, non assomiglia neanche lontanamente alla spiegazione che io amico, esperto del territorio, ti porgo per raggiungermi, all’elenco puntuale di tutti i luoghi, alla conoscenza dell’area, delle sue peculiarita’, di tutte le sue mete. Sono due piani diversi.

Ed e’ cosi che in un approccio che non è ‘italiano’ vi è l’azzardo che si fruiscano le opere del nostro Paese. Ma l’Italia non aveva altra scelta ‘per restare Italia’? Accipicchia: ha ad esempio lo standard della Fondazione Paolo di Tarso, nella digitalizzazione dei beni culturali che parte dal rispetto della scala dei colori, a cominciare dalla realizzazione della prima Digital Library con gli antichi manoscritti musicali dell’Archivio Papale della Basilica di S. Giovanni in Laterano, in un database che ha già rappresentato l’Italia all’estero e che oggi conta almeno un milione di immagini sul patrimonio artistico italiano e migliaia di virtual tour, con un livello di qualità esclusivo, www.paoloditarso.it. Allora perchè tutto questo? ‘Inoltre grottescamente – come ha da subito rilevato Fabio Gallo, oggi anche Responsabile dell’Area Progetti e del Dipartimento Fotografico della Paolo di Tarso – vengono penalizzate le aziende piccole e grandi, colossi italiani inclusi dunque, che per realizzare ad esempio un’applicazione per la diffusione della stessa cultura italiana all’estero, per quei musei al momento ma speriamo non per tutto il resto, debbano passare da Google per tutti i diritti!

Cosi già le somme finanziarie del turismo italiano sono fuori dell’Italia ed hanno ridotto le imprese del nostro Paese al limite di sussistenza, al collasso, poi adesso dobbiamo anche chiedere il permesso e dare soldi per vedere i nostri beni culturali. E se proprio deve essere cosi, per essere all’altezza dei nostri padri, lasciamo che siano aziende italiane a farlo, a testimonianza di come la ‘genialita’ e la creativita’ del passato viva nell’intelligenza di noi italiani e delle nostre idee, affinche’ ad esempio ‘i nostri giovani’ occupino questa fetta del mercato del lavoro. Un appello accorato perche’ trionfi il Made in Italy, nel concreto, perche’ le vicende ed i problemi più’ importanti del Paese, come anche perché no un aumento del Pil che potrebbe derivare proprio dai beni culturali!, non vengano soppiantati e pilotati nella stampa verso episodi marginali della vita privata del Governo. Per San Valentino? Le foto del nudo del nostro Presidente del Consiglio non ci interessano grazie, ci mortificano nel profondo dell’animo, sia per il poco rispetto per le più alte cariche dello Stato, sia per le modalita’ dell’attuale maniera di fare informazione e politica in generale. E non ci incuriosiscono neppure i volti di giovanissime, di nome Noemi, Patrizia, Ruby o Iris, dietro alle cui situazioni, forme sinuose, sorrisi a tutto tondo, più o meno aggraziati, spesso si nascondono drammi, che la stampa delinea come ‘Ruby gate’ o altro.

Love show al cinema? No grazie. Ma invece ci preme molto ribadire per davvero e dopo aver lavorato tanto sull’argomento, ‘We love Italy’.

Ed in questo semplice ‘We love Italy’ e nella Bellezza del nostro Paese uniamoci, in una stretta di mano solida, seria, lungimirante per fare presto, tra grandi e piccoli, piccoli e grandi, con le nostre tradizioni e capacità, per ribadire ovunque quanto sia magnifico mostrarsi fieri di essere italiani.

Da NEW: ecco come può e deve essere apprezzata l’Italia:

A seguire una piccola partizione di contenuti proposti dalla Fondazione “Paolo di Tarso” che la stessa ha riunito in “digITALIA BANK”:
la Banca digitale dell’Immagine dedicata al Grande Patrimonio Culturale, Paesaggistico, Storico Artistico, Archeologico, Ambientale e del Sacro in ITALIA.
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Photogallery in formato ORBICOLARE
Questi contenuti sono visualizzabili in Full Screen

Archivio Musicale Papale Arcibasilica S. Giovanni Laterano Roma
Italy is a Masterpiece
La Sicilia che il mondo vorrebbe vedere
Beni Culturali e Paesaggio in Italia full screen 16/9
1. Mare, Paesaggio, Ambiente CLICCA QUI
la fotogallery comprende i seguenti luoghi: Pizzo Calabro, Capo Vaticano, Santa Domenica di Ricadi, Tropea veduta dall’alto del Porto, Capo Vaticano, Capo Vaticano, Pizzo Calabro, Capo Vaticano, Capo Vaticano, Briatico – Lo Scoglio di Ulisse, Capo Vaticano, Tropea – Il Porto, Tropea – Spiaggia del Mare Piccolo, Capo Vaticano, Tropea – Corso Vittorio Emanuele, Bivona, Tropea, Zambrone, Capo Vaticano, Pizzo Calabro, Tropea – Il Porto, Tramonto dal Porto di Tropea, Tropea – Balcone Marittimo o Affaccio, Pizzo Calabro – La Marina, Tropea – La Rupe, Briatico – Antica Torre Saracena Rocchetta, Bivona, Capo Vaticano, Briatico, Belvedere di Capo Vaticano, Capo Vaticano, Capo Vaticano, Belvedere di Capo Vaticano, Tropea – Il Porto, Serra San Bruno, Serra San Bruno.

2. Bellezza del Sacro CLICCA QUI
la fotogallery comprende i seguenti luoghi
: Serra San Bruno – La Certosa, Serra San Bruno – La Certosa, Soriano Calabro – Complesso Monumentale di San Domenico, Serra San Bruno – La Certosa, Serra San Bruno – Chiesa di Santa Maria dell’Eremo o del Bosco, Serra San Bruno – Chiesa di Santa Maria dell’Eremo o del Bosco, Spilinga – Santuario della Madonna della Fontana, Spilinga – Santuario della Madonna della Fontana, Spilinga – Santuario della Madonna della Fontana, Soriano Calabro – Complesso Monumentale di San Domenico, Tropea – Santuario di Santa Maria dell’Isola, Tropea – Suggestiva visuale del Santuario di Santa Maria dell’Isola, Pizzo Calabro – Convento di San Rocco e San Francesco da Paola, Nicotera – Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta, Nicotera – Museo Diocesano di Arte Sacra, Vibo Valentia – Convento dei Cappuccini e Chiesa di Sant’Antonio, Vibo Valentia – Convento dei Cappuccini e Chiesa di Sant’Antonio, Caria di Drapia – Chiesa della Madonna del Carmine o del Poro, Caria di Drapia – Chiesa della Madonna del Carmine o del Poro, Mileto – Cattedrale di San Nicola, Pizzo Calabro – Chiesa della Madonna di Piedigrotta, Pizzo Calabro – Chiesa della Madonna di Piedigrotta, Pizzo Calabro – Chiesa della Madonna di Piedigrotta, Pizzo Calabro – Chiesa della Madonna di Piedigrotta, Pizzo Calabro – Chiesa della Madonna di Piedigrotta, Pizzo Calabro – Esterno della Chiesa della Madonna di Piedigrotta, Soriano Calabro – Museo dei Marmi, Soriano Calabro – Particolare del Museo dei Marmi, Soriano Calabro – Chiesa di San Domenico, Nicotera – Museo Diocesano di Arte Sacra.

3. Arte, Archeologia e Storia CLICCA QUI
la fotogallery comprende i seguenti luoghi: Vibo Valentia – Castello Normanno Svevo, Vibo Valentia – Castello Normanno Svevo, Vibo Valentia – Castello Normanno Svevo, Pizzo Calabro – Castello Aragonese e veduta del mare da Piazzale Gagliardi, Soriano Calabro – I Mulini di San Bruno, Bivona – Il Castello, Area Archeologica dell’antica Mileto – Panoramica e dettagli dello Scorcio Absidale della SS.Trinita’, Area Archeologica dell’antica Mileto – Scavi del 1995, Briatico – Antica Torre Saracena – Rocchetta, Particolare della Chiesa di Piedigrotta a Pizzo Calabro, Castello Normanno Svevo di Vibo Valentia – Particolare statua, Particolare della Chiesa di Piedigrotta a Pizzo Calabro, Chiesa di Piedigrotta a Pizzo Calabro, Zungri – Grotte degli Sbariati, Zungri – Grotte degli Sbariati, Zungri – Grotte degli Sbariati, Limbadi – Antico Frantoio, Nicotera – Museo Diocesano di Arte Sacra, Nicotera – Particolare del Museo Diocesano di Arte Sacra, Soriano Calabro – Museo dei Marmi, Bivona – La Tonnara, Pizzo Calabro – Museo del Mare, Pizzo Calabro – Museo del Mare, Pizzo Calabro – Museo del Mare, Pizzo Calabro – Museo del Mare, Nicotera – Museo Diocesano di Arte Sacra, Zungri – Grotte degli Sbariati, Pizzo Calabro – Piedigrotta Visual Art, Nicotera – Il Castello, Capo Vaticano – Artigianato, Tropea – Piazza Cannone, Tropea – Artigianato, Tropea – Antica Fontanella, Briatico – Spiaggia dell’Antica Torre Saracena, Rocchetta.

VIRTUAL TOUR – l’Italia a 360°
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Virtual Tour Anagni, Interno Cattedrale Santa Maria
Virtual Tour Anagni, Piazzale Cattedrale Santa Maria
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Virtual Tour Milano, Castello Sforzesco
Virtual Tour Milano, Duomo e Galleria Vittorio Emanuele II
Virtual Tour Milano, Piazza San Fedele by night
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Virtual Tour Milano, Teatro Alla Scala e Piazza Leonardo da Vinci
Virtual Tour Milano, Via Montenapoleone by night
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Virtual Tour Zungri Grotte degli Sbariati
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la Video Gallery di esempio comprende i seguenti luoghi
Tropea – Spiaggia Mare Piccolo – Le Bagnanti
Tropea – Il Porto
Pizzo Calabro – Chiesa della Madonna di Piedigrotta
Pizzo Calabro – Veduta del Mare da Piazzale Gagliardi
Pizzo Calabro – Museo del Mare
Briatico – Il Mare
Briatico – Antica Torre Saracena – Rocchetta
Carìa di Drapia – Dimora del Filosofo Pasquale Galluppi
Zungri – Santuario della Madonna della Neve
Vibo Valentia – Castello Normanno Svevo
Vibo Valentia – Chiesa e Convento dei Cappuccini
Bivona – Castello
Bivona – La Tonnara
Belvedere di Capo Vaticano
Capo Vaticano – Il Mare
Capo Vaticano – Artigianato e Tipicita’
Nicotera – Museo Diocesano d’ Arte Sacra
Nicotera – Cattedrale – Castello e Chiesa di S. Francesco
Nicotera – Il Mare
Area Archeologica dell’Antica Citta’ di Mileto
Spilinga – Santuario della Madonna della Neve

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8 COMMENTS

  1. Piuttosto,come è stato assegnato a google il lavoro? con gara pubblica? forse andrebbe fatta una interrogazione parlamentare e segnalare l’attivita’ anche all’antitrust, visto che la UE sta valutando proprio google in questi giorni..

  2. Buongiorno, mi ha colpito molto la relazione a cura dell’esperto di Connettività Fabio Gallo che dovrebbe essere la stessa persona che ha relazionato presso l’Università Roma Tre sulla sorte di Second Life. Se è la stessa persona, così come ha dettagliato la fine di Second Life – contrariamente a quanti ritenevano il contrario – ci sarà da preoccuparsi seriamente perchè il tipo è tosto e studia prima di parlare. Google sta fagocitando tutto. Bisogna distinguere sul significato di “gestione dei contenuti in termini di reperibilità” degli stessi – che sarebbe la mission del motore di ricerca Google, così come di ogni altro motore – e “gestione dei contenuti in termini di utilizzo commerciale dei contenuti e del potere che, in quanto motore universalmente acquisito come “il Motore” dal concetto monopolistico, esso può esprimere sul LIBERO mercato. Sarebbe un ottimo argomento per un nuovo dibattito universitario dove tra gli interlocutori l’Antistrast del Governo italiano dovrebbe avere un ruolo di spicco. Grazie Gianluca Fino

  3. Veramente pensavo che certe considerazioni non fossero largamente condivise e molto volentieri mi ricredo. Al direttore di ComunicareItalia Viviana la sua nota professionalità nel mondo dei Beni Culturali. La stessa che ha contraddistinto tutte le sue battaglie anche quando era in Adnkronos al fianco di un mito della comunicazione come Pippo Marra. Spero che con questi strumenti di rete possa continuare a “battagliare” con il suo stile di sempre ma anche con la stessa incisività sperando che nulla, oggi, possa impedirle di adare avanti fino all’ottenimento del risultato sperato: una legge.

  4. Un saluto al Direttore della Testata Roberto Ormanni che ritengo un vero Giornalista di Cronaca Giudiziaria di quelli con gli attributi. Questo mi conforta perchè significa che qualcuno o qualcosa ha deciso di volere bene a questo nostro Paese ridotto in fin di vita. Caro Direttore, il giornalismo è uno strumento importante, troppo importante perchè debba partecipare solo ai salotti televisivi senza incidere profondamente sul costume, sulla politica, sulla vita politica e sociale del nostro Paese. Visto che oggi hai questo straordinario strumento rendilo grande e autorevole come tutte le cose che tu e la tua famiglia avete fatto per il bene dei Cittadini e dello Stato tutto. Tommaso G.

  5. Salve a tutti. purtroppo l’ignoranza nel settore Innovazione per l’Italia è letale. Non si tratta delle scelte di questo o di quel Governo. Si tratta di un problema endemico, come giustamente afferma l’articolo, nel settore dell’intelligenza connettiva. Si tratta di una nuova disciplina che si è coniata con la rete stessa. Internet ha una sua intelligenza virtuale che se saputa amministrare genera flussi finnanziari concreti. AL momento il più grande mercato finanziario si muove in rete: vedi E-Bay e vedi una vera e propria Banca come “Pay Pal” che è nata per assistere il commercio elettronico di “E-Bay” per diventare, oggi, una tra le Banche più ricche e attendibili. Gli uomini che sono al Governo non sono stati capaci di amministrare con Intelligenza Connettiva queste opportunità e per questo che oggi il mercato italiano della rete ha le pezze al c….! Diciamo la verità. In ogni caso: complimenti a chi si sta occupando del problema del mercato italiano on line e dei beni italiani perchè possano essere promossi in tutti i modi ma allo stesso tempo tutelati. Giacomo Grandinetti

  6. Buongiorno, la verità è che in regime di monopolio (come sta facendo Google) nessuno sarà più proprietario di nulla che gli appartenga ma che veicola attraverso la rete. Google sta creando un vero monopolio di quelli con la “M” a caratteri cubitali. Prima che il Governo con tutti i guai che ha e che avrà se ne accorga, il guaio sarà bello e fatto. Cia a tutti. Grazie. Salvatore

  7. Intanto, grazie a chi ha avuto idea di realizzare un giornale dedicato al Parlamentare inteso anche come “il Cittadino” che esprime i suoi candidati al Parlamento. L’attuale comunicazione esclude totalmente i cittadini. Questo Giornale è una voce autorevole che esprime anche il pensiero dei cittadini, oltre che alle attività parlamentari e spero possa rendersi portavoce del pensiero della categoria cui appartengo, quella degli Avvocati. Il mio Studio Legale si occupa di tutela del diritto della proprietà anche intellettuale e l’argomanto da voi autorevolmente trattato è interessantissimo. Detto questo condivido pienamente la considerazione di Marco in merito all’articolo. L’analisi del Direttore di ComunicareItalia Viviana Normando è illuminante e deve farci riflettere. Personalmente proporrò l’argomento per animare un prossimo forum professionale sul diritto di settore e mi permetterò di invitare la Dott.ssa Normando e l’esperto di connettività Fabio gallo a relazionare sulle questioni relative a Google. Veramente molto interessante il punto di vista globale e il potenziale di questo motore di ricerca che con le considerazioni dell’esperto di connettività offre due volti: uno utilissimo e indispensabile alla società dell’informazione che vive di Google, il secondo (che deve far riflettere il legislatore), invece, meno diplomatico come sembrerebbe la “opportunità” che il motore offre al Governo in tema di gestione dei Beni Culturali, che mostra un potenziale offensivo delle future sorgenti dell’economia e delle professioni di domani.

  8. Sono rimasto molto colpito dalla attenta analisi fatta da esperti di settore che analizzano con attenta criticità quello che oggi sta accadendo sul web in merito al forte monopolio di Google, non piu come motore di servizi, ma come prossimo monopolizzatore del patrimonio culturale italiano. Specialmente se, come si dvocifera, Google entrerà nella gestione del Turismo. A questo punto mi chiedo se tutto ciò che il governo italiano propaganda come mission fondamentale per lo sviluppo del Brand Italia come valore aggiunto per l’economia del paese, non stia invece “svendendo” per incuranza o incapacita di alcuni ministri, il nostro futuro e la possibilita reale che tutto ciò che viene generato come economia, possa essere utilizzata per nuove opportunita di lavoro in Italia.

    Grazie a tutti voi che sentite il dovere di tutelare con la nostra “voce” il nostro Bel Paese

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