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Gruppo Marzotto: 65 MLN di Euro sotto sequestro da GF. E se fosse vero? E se no?

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Matteo Marzotto
Matteo Marzotto

Si tratterebbe di omesse dichiarazioni di beni e ricavi attraverso una holding con sede fittizia in Lussemburgo.
La Guardia di Finanza di Milano sta dando esecuzione a un decreto di sequestro preventivo di beni immobili, terreni e partecipazioni societarie per 65 milioni di euro. Si tratta di fondi e beni nella disponibilità di 13 persone, alcuni dei quali riconducibili al mondo della moda e alle famiglie Marzotto e Donà dalle Rose: l’accusa è di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi e degli immobili, terreni e partecipazioni societarie a loro riconducibili.

Gruppo Marzotto: 65 Milioni di Euro sequestrati dalla Guardi di Finanza
Gruppo Marzotto: 65 Milioni di Euro sequestrati dalla Guardi di Finanza

GLI INDAGATI - Risultano indagati Vittorio, Matteo, Maria Rosaria, Cristiana e Margherita Marzotto, Andrea, Isabella e Rosanna Donà dalle Rose, Barth Zech, Pierre Cladmi, Ferdinando Businaro e l’imprenditore immobiliare Massimo Caputi.

I BENI – Tra gli immobili sequestrati una villa di 25 vani a Cortina d’Ampezzo, case a Milano e Roma e un castello a Tressino.

IL LUSSEMBURGO – L’inchiesta è condotta dai pm Laura Pedio e Gaetano Ruta coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco, in collaborazione con i funzionari dell’Agenzia delle Entrate. I beni in oggetto fanno capo a una holding finanziaria formalmente e consapevolmente costituita in Lussemburgo, la Icg, quando la sede reale dell’amministrazione sarebbe in Italia. Attraverso le indagini, sarebbero stati individuati i luoghi in cui venivano effettivamente assunte le decisioni e impartite le direttive sulla gestione della società di diritto lussemburghese da parte di soci che risultavano essere quasi tutti residenti in Italia.

PLUSVALENZA DA 200 MILIONI – Gli accertamenti condotti dalle Fiamme Gialle, hanno permesso di riqualificare la holding lussemburghese come soggetto fiscalmente residente in Italia, con conseguente emersione dell’obbligo di denuncia la fisco italiano di una plusvalenza da cessione di partecipazioni, realizzata nel 2007, quando Valentino Fashion Group fu venduta al fondo Permira, per un valore di quasi 200 milioni di euro e per la quale è stata evasa una imposta di oltre 65 milioni di euro. Gli indagati, secondo l’accusa, hanno prima venduto le loro quote alla Icg, che ha sede in Lussemburgo e di cui sono comunque sempre proprietari, e poi attraverso la Icg hanno concluso l’operazione con il fondo. Da www.corriere.it

Il ‘pezzo forte’ e’ villa Trissino, una dimora piu’ simile a un castello, con oltre 50 stanze e immersa nella campagna vicentina. E poi, oltre a terreni, altre ville e appartamenti a cinque stelle in Veneto, tra cui nella esclusiva Cortina D’Ampezzo, a Padova e a Roma.

COSA DICE RAINEWS 24 

Sono quasi cento gli immobili che la Guardia di Finanza di Milano a partire dalla scorsa settimana sta sequestrando, accanto a partecipazioni societarie, alle famiglie Marzotto e Dona’ delle Rose, i cui ‘rampolli’ sono finiti sotto inchiesta per omessa presentazione della dichiarazione dei redditi. Si tratta di beni per un valore di oltre 65.5 milioni di euro, cifra equivalente a quanto i 13 indagati avrebbero sottratto al fisco nel 2008 con la vendita delle loro quote di Valentino Fashion Group al fondo inglese Permira attraverso la Icg, una societa’, per l’accusa creata ad hoc, con sede in Lussemburgo.

L’indagine, che oggi ha portato al maxi sequestro preventivo diposto dal gip milanese Gianfranco Criscione, e’ partita da alcuni accertamenti dell’Agenzia delle Entrate, ed e’ coordinata dai pm Laura Pedio e Gaetano Ruta. Tempo fa ci furono anche perquisizioni e, oggi, dopo una serie di attivita’ investigative sono arrivati i ‘sigilli’ per evitare l’alienazione di beni che in ultima analisi appartengono a una famiglia di industriali del tessile tra le piu’ rinomate in Italia.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti e riportata nel provvedimento del giudice, cinque anni fa, con la vendita di Valentino Fashion Group, i titolari della maggioranza relativa della societa’ della moda, esponenti delle famiglie Marzotto e Dona’ dalle Rose, hanno prima “concentrato” le quote che ciascuno deteneva per poi cederle, per un totale del 29,62% del capitale, alla lussemburghese Icg (International Capital Growth) comunque di loro proprieta’.

La Icg, in seguito, ha concluso l’operazione (preceduta da “incontri romani” dei soci-amministratori) con il fondo, consentendo, per i magistrati, di realizzare una plusvalenza di quasi 200 milioni di euro, non dichiarati in Italia, in quanto la vendita finale e’ avvenuta attraverso una societa’ ritenuta esterovestita. Cio’ ha avuto l’effetto di non versare, nel 2008, tasse per 65 milioni di euro. E non solo.

Come ha annotato il gip, l’intero profitto realizzato, al lordo dell’evasione fiscale, cioe’ sempre i circa 200 milioni, dopo la compravendita avrebbe preso il volo per le isole Cayman, circostanza che, “costituisce un chiaro e significativo indice del pericolo che gli odierni indagati possano trasferire all’estero almeno parte dei propri beni, oppure compiere altre operazioni finalizzate all’elusione dei rispettivi obblighi tributari”. Da qui il sequestro degli immobili e prima, a partire dall’anno scorso, l’iscrizione nel registro degli indagati di Vittorio, Matteo, Maria Rosaria, Cristiana e Margherita Marzotto, Andrea, Isabella e Rosanna Dona’ dalle Rose, Barth Zech, Pierre Cladmi, Ferdinando Businaro e Massimo Caputi.

A tutti e’ stato contestato di aver violato l’articolo 5 della legge 74/2000, e cioe’ di aver omesso di presentare la dichiarazione dei redditi, quando in realta’ era obbligatoria. Anche perche’ avrebbero tentato di dribblare il fisco creando appositamente, come si evince dal provvedimento del giudice Criscione, la lussemburghese Igc (le risultanze d’indagine pero’ dimostrerebbero la sua “italianita”‘) per poi, a operazione conclusa, metterla in liquidazione.

Gli avvocati Niccolo’ Ghedini e Piero Longo, gli storici legali di Silvio Berlusconi, difensori anche di alcuni esponenti della famiglia Marzotto-Dona’ delle Rose, citando consulenze e documentazione bancaria, hanno bollato il sequestro come “infondato” e l’ipotesi del trasferimento delle plusvalenze alle Cayman “frutto di un evidente sbaglio”. E per questo e’ gia’ stata chiesta la revoca del provvedimento del Gip al Tribunale del Riesame.

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