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Coronavirus, in Puglia medico va in ospedale con sintomi: 7 sanitari infetti. Primario di Bari: “Ricoveri di genitori di figli rientrati dal Nord”

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“Gravissimo, inaudito, inconcepibile”. Sono le parole di Giovanni Gugliotti, sindaco di Castellaneta, piccolo comune di provincia di Taranto nel quale si teme la nascita di un focolaio di coronavirus nell’ospedale. Sono sette i medici, infermieri e personale sanitario risultati positivi ai tamponi e contagiati, secondo quanto trapelato, per i contatti con un medico che pur avendo avvertito nelle scorse settimane i sintomi causati dal virus avrebbe continuato a recarsi al lavoro nella struttura sanitaria.

Il fronte della Puglia
A questo si aggiunge un secondo punto: non è chiaro se il medico nelle scorse settimane sia stato a Milano per riportare a casa un parente o se il parente sia tornato autonomamente. Il nodo dei rientri dal Nord Italia in Puglia, ancora una volta, resta cruciale. Come spiegato negli scorsi giorni dal primario di Malattie Infettive del Policlinico di Bari che ha denunciato molti ricoveri tra i genitori dei figli rientrati dal Nord.

Il caso dell’ospedale di Castellaneta
Dalla sua pagina Facebook, il sindaco Gugliotti, che venerdì mattina si è sottoposto al tampone, ha spiegato che “un medico, che lavora in ospedale, è andato lì, in nosocomio, e invece di passare dal pre-triage come prevedono la procedura e i protocolli, è andato regolarmente al pronto soccorso, come se nulla fosse, e da lì è andato poi nei reparti” della struttura sanitaria. “Si è permesso il lusso di girare vari reparti e ora abbiamo medici, caposala e impiegati della direzione sanitaria positivi”, denuncia. La struttura ospedaliera si era infatti dotata di una tenda in cui veniva effettuato il pre-triage, cioè una pre analisi per individuare casi sospetti ed evitare il loro transito nel pronto soccorso e nei vari reparti. Un sistema che invece sarebbe ignorato causando un danno che ora mette a rischio l’operatività dell’ospedale.

Emiliano: “Procedimento disciplinare. E indaghi la procura”
Sul tema è intervenuto anche il governatore Michele Emiliano che ha chiesto al direttore generale dell’Asl di Taranto di avviare la procedura di licenziamento del medico e ha poi contattato il procuratore Carlo Maria Capristo e l’aggiunto Maurizio Carbone perché indaghi la magistratura. “A causa di quanto accaduto – ha spiegato Emiliano in una nota – saranno probabilmente chiusi molti reparti dell’ospedale e posti in quarantena moltissimi sanitari”. Il danno alla comunità, aggiunge il governatore, “è enorme”. E sottolinea: “Si aggiunga che molto probabilmente queste condotte violano diverse norme penali che prevedono gravi conseguenze sull’autore dell’eventuale reato. Ho dato indirizzo al dg Rossi di avviare un procedimento disciplinare finalizzato all’eventuale sospensione e successivo licenziamento ove i fatti ipotizzati venissero oggettivamente accertati”. Al momento l’ospedale di Castellaneta è ancora funzionate: nelle prossime ore dovrebbero arrivare i risultati di altri tamponi effettuati sul personale ed è a quel che punto che Asl e Regione Puglia decideranno sulle misure da adottare. Nel Palazzo di giustizia di Taranto, invece, la procura attende che l’Asl invii una relazione sulla vicenda per aprire un fascicolo di indagine e valutare eventuali responsabilità penali.

Il primario di Bari: “Ricoveri tra genitori di chi è tornato dal Nord”
In Puglia, insomma, la situazione sembra peggiorare giorno dopo giorno. La causa, come detto, potrebbe essere principalmente legata ai rientri dal Nord Italia e in particolare dalla Lombardia. Nei giorni scorsi il professor Gioacchino Angarano, direttore del reparto di Malattie infettive al Policlinico di Bari, in una intervista al Corriere del Mezzogiorno aveva denunciato il ricovero di persone “i cui figli sono tornati dal Nord nei giorni scorsi: prevedo – aveva a aggiunto – per questo grandi o piccoli focolai che a loro volta creeranno altri focolai. L’epidemia durerà ancora”. L’ultima ondata di rientri è stata monitorata dall’Asl che dopo aver provveduto alla scansione termometrica degli arrivati, ha scoperto che una parte di loro è giunta nelle destinazioni pugliesi – come ha raccontato oggi Repubblica – con la febbre. Non un elemento che sancisca la positività al test, ma certamente un indizio che avrebbe dovuto indurre a maggiore attenzione.

Fonte Il Fatto Quotidiano

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