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Carburanti, nuovi rincari Calano vendite e consumi

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Ancora record per benzina e diesel, spinti dai nuovi massimi storici delle quotazioni internazionali. Vola Shell, con un rialzo di 0,9 cent e arriva a 1,820 euro, mentre il picco di 1,759 euro per il diesel di Ip e Q8 segue un rialzo di un centesimo rispetto a ieri. È quanto emerge dalle rilevazioni di Staffetta Quotidiana. Nessuna compagnia è sotto gli 1,8 euro al litro per la benzina, mentre la sola Esso non supera gli 1,75 euro per il diesel. Sui mercati internazionali, la benzina è arrivata a 632 euro per mille litri (0,632 euro al litro), mentre nel luglio del 2008, all’alba della crisi dei mutui subprime, ne costava 576 euro, il 10% in meno. Schizzano le medie nazionali, riporta Staffetta, con la benzina a 1,809 euro e il diesel a 1,752. Il Gpl è a 0,814 euro ed il metano a 0,95 euro. Faticano a mantenere i prezzi bassi anche le no-logo, con prezzi che salgono a 1,718 euro per la verde e 1,659 per il diesel. Per Quotidiano Energia, che segnala ugualmente rialzi diffusi su tutta la rete, si profila invece un altro week-end di record, dopo che in alcune regioni del centro si è arrivati a punte di 1,91 euro per la verde e al Sud il diesel sale fino a 1,78 euro.

Dopo i record di oggi, i prezzi dei carburanti dovrebbero rimanere sostanzialmente stabili nei prossimi giorni. È la previsione della Figisc-Confcommercio. «Mentre le quotazioni del Brent sono posizionate su 126 dollari al barile – afferma il presidente Luca Squeri – le chiusure del Platt’s degli ultimi 3 giorni hanno fatto registrare variazioni in aumento di circa 1,6 euro-cent al litro per la benzina e di 1,2 per il gasolio, non ancora trasferiti interamente sul prezzo interno, dati che, sommati però all’andamento della settimana, fanno stimare che ci si possa attendere per i prossimi tre-quattro giorni una certa stabilità del prezzo».

COMMERCIO: VENDITE A -1,3% NEL 2011

Le vendite al dettaglio nel 2011 calano dell’1,3% (dato grezzo) rispetto 2010, quando si erano mantenute, pur di poco, sopra lo zero (+0,2%). Lo rileva l’Istat spiegando che le vendite degli alimentari restano ferme e il non food scende dell’1,8%. Nel complesso si tratta del dato peggiore dal 2009. Le vendite al dettaglio a dicembre segnano una diminuzione su novembre dell’1,1% (dato destagionalizzato), il ribasso più forte da luglio 2004. In negativo risultano sia l’alimentare (-1,0%) che il non alimentare (-1,2%). Lo rileva l’Istat. Su base annua il calo è del 3,7% (dato grezzo), il peggiore da marzo 2009. Le vendite al dettaglio a dicembre, su base annua, segnano un deciso calo sia nei piccoli negozi, come i punti vendita di quartiere e le botteghe (-3,5%), sia, e stavolta soprattutto, nella grande distribuzione (-3,9%), dove si salvano solo i discount di alimentari, con un rialzo (+1,0%). Lo rileva l’Istat. Nella grande distribuzione, fanno particolarmente male gli ipermercati (-4,4%) e i grandi magazzini a prevalenza non alimentare (-7,1%). A dicembre risultano anche in flessione i supermercati (-2,0%).

COLDIRETTI, SPESA DIRETTA BATTE CRISI +53%

Aumentano del 53% in un anno le vendite dirette di frutta e verdura presso i produttori, un fenomeno in controtendenza rispetto all’andamento generale del commercio al dettaglio rilevato dall’Istat. A metterlo in evidenza è il primo rapporto sulla vendita diretta presentato oggi all’assemblea degli Agrimercati di Campagna Amica della Coldiretti, dove è stato aperto il primo salone del Wellness in campagna. Una vera e propria ricetta anticrisi, visto che a fare la spesa nel 2011 nei mercati degli agricoltori, sono 9,2 milioni di italiani, per un importo pari a 489 milioni di euro (+66%); un successo dovuto nel 90% dei casi al passaparola. Si tratta di una rete di vendita ramificata su tutto il territorio, composta da 878 mercati, i cosiddetti Farmers market con 20.800 i produttori che hanno creato opportunità di lavoro per 3.500 persone, ma anche da quasi 4 mila aziende, 670 agriturismi e 163 botteghe, per un totale di 5.683 punti vendita. A fare la spesa direttamente dal produttore, secondo l’indagine Coldiretti/Swg, sono donne (68%), di istruzione medio alto (68%), sotto i 54 anni (64%). Risparmio sì, ma sopratutto ricerca di cibi sani e informazioni sui prodotti spingono all’acquisto diretto; non è un caso che il tempo di permanenza è in media di 35 minuti. I prodotti più acquistati sono nell’ordine verdura, frutta, formaggi, salumi e vino.

CONSUMI A PICCO, UNA FAMIGLIA SU TRE CAMBIA MENU’

Nel 2011 i consumi degli italiani «sono precipitati», come dimostrano i dati Istat sul commercio al dettaglio diffusi oggi. Ciò significa che «il nostro Paese non è mai uscito dalla fase di stagnazione, anzi sta rientrando pericolosamente in una spirale recessiva». Questo il commento della Confederazione italiana agricoltori (Cia). Le famiglie, prosegue l’associazione, «sono sfinite» e costrette a tagliare anche sui beni di prima necessità come gli alimentari. Solo a dicembre, ricorda la Cia, gli acquisti di cibo e bevande sono diminuiti dell’1,7% su base annua e dell’1% rispetto al mese precedente. Un trend negativo che ha caratterizzato tutto l’anno: tra caro benzina, flessione del potere d’acquisto, aumento dell’Iva e disoccupazione, una famiglia su tre ha dovuto infatti modificare il proprio menù quotidiano, poco meno del 40% ha acquistato solo prodotti in promozione o al discount. Una dinamica confermata dai dati Istat, che evidenziano un aumento delle vendite negli hard discount (+1,6%) e una flessione negli ipermercati (-2,4%) e nei negozi di quartiere (-1%). Tengono invece i supermercati con un lieve aumento dello 0,5%.

CONSUMATORI, POTERE ACQUISTO FAMIGLIE IN CADUTA

«Il potere di acquisto delle famiglie italiane è in caduta libera, per di più intaccato dalla manovra economica e dalla forte crescita dei prezzi, anche sulla spinta dell’aumento dei carburanti». È quanto affermano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef, commentando gli ultimi dati sulle vendite al dettaglio. E aggiungono: «Quel che è peggio, è che i dati Istat sulla caduta dei consumi risultano, a nostro parere, ancora fortemente sottostimati». Secondo le stime dell’Osservatorio nazionale Federconsumatori, infatti, «nel 2011, la caduta è stata tra il -2,1 e il -2,2% con una diminuzione complessiva della spesa di oltre 15 miliardi di euro». Per Federconsumatori e Adusbef si tratta di «una situazione allarmante, soprattutto perché a diminuire sono anche i consumi nel settore alimentare che, lo ricordiamo, è sempre l’ultimo ad essere intaccato dalla crisi». Per questo, sottolineano, «è urgente intervenire immediatamente, prima di tutto avviando maggiori controlli sulle filiere, per contrastare le speculazioni sui prezzi, nonché calmierando la tassazione sui carburanti (che incidono in materia determinante sia sul trasporto che sulla produzione di molti beni) anche attraverso il meccanismo dell’accisa mobile». a cura di Avvenire

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