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Monti: “Non è manovra, ma misure strutturali”

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Il Premier Mario Monti
Il Premier Mario Monti

L’operazione di spendig review non è una nuova manovra di finanza pubblica ma un’operazione strutturale per evitare che tra ottobre e dicembre si debba aumentare l’Iva, e per fare questo servono 4,2 miliardi. E’ quanto afferma il premier Mario Monti nel corso dell’incontro con le Regioni e gli enti locali.

La spending review servirà a eliminare gli sprechi senza ridurre i servizi, aggiunge il presidente del Consiglio. Secondo il premier la logica della spending review si contrappone ai tagli lineari, guardando alla priorità più alte.

Per evitare che tra ottobre e dicembre si debba aumentare l’Iva servono 4,2 miliardi, spiega il presidente del Consiglio, aggiungendo subito dopo che però si sono aggiunte due esigenze: il tema degli esodati e il terremoto che rendono la cifra di 4,2 miliardi molto più alta.

BONDI, SI VUOL FARE DI PIU’ SPENDENDO MENO – Con la spending review si vuol fare di più spendendo meno: lo ha riferito il commissario Enrico Bondi nel corso dell’incontro tra Governo e Enti locali. La revisione di spesa sarà parametrata a linee mediane di virtuosità, ha aggiunto, e frontiere di efficienza basate su spese pro-capite e e servizi con prezzi benchmark. E’ poi anche necessario fare leva su centrali di acquisto locali.

L’INCONTRO CON I SINDACATI – Slitta alle ore 13 il tavolo tra Governo e Parti sociali sulla spending review, inizialmente convocato per questa mattina alle 9 a palazzo Chigi. Lo si apprende da fonti sindacali.

“Mi viene il sospetto che non siano così d’accordo sulle cose da fare”: così il leader della Cgil, Susanna Camusso, ai microfoni di Radio anch’io, sul posticipo (dalle 9 alle 13) dell’incontro a Palazzo Chigi tra governo e parti sociali sulla spending review. Camusso evidenzia di non conoscere “formalmente” le ragioni del rinvio, appreso solo stamattina.

VERSO INTERVENTI PER 3 MLD IN SANITA’ – In sanità si va verso un intervento per 3-3,5 miliardi da qui al 2014, che diventano 8-8,5 miliardi se si sommano ai 5 miliardi di tagli già previsti per il prossimo biennio dalla manovra di luglio 2011. Secondo quanto si apprende, le misure per ottenere questi ulteriori risparmi si starebbero ancora limando e potrebbero puntare, oltre che sulla stretta sull’acquisto di beni e servizi, già prevista e che verrebbe in parte anticipata già al 2012, anche sul sistema di sconti sui farmaci acquistati dal Ssn.

GRILLI, NECESSARIA PROFONDA REVISIONE P.A. – “Data la scarsità delle risorse è innegabile che l’amministrazione pubblica necessiti di un profondo lavoro di efficientamento e di razionalizzazione”. Così il vice ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, nel corso di un’audizione alla Commissione Finanze della Camera. “Se il governo ha agito attraverso un decreto legge” nella riorganizzazione delle agenzie fiscali e complessivamente delle articolazioni territoriali del ministero dell’Economia “é perché ritiene che ci sia una vera emergenza nel ridisegnare la macchina dello Stato”, spiega il vice ministro. “E’ necessario un servizio superiore con un utilizzo di risorse minori. E’ una spending review di lungo periodo”.

VOTO ALLA CAMERA SU DL, BARBATO ESPULSO – Sono intanto in corso nell’Aula della Camera le votazioni sul primo decreto legge sulla spending review. Al testo approvato dal Senato sono state apportate piccole modifiche con emendamenti della commissione: il decreto, che scade il 7 luglio, pertanto dovrà tornare in Senato.

Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha espulso dall’Aula di Montecitorio Franco Barbato dell’Idv dopo che ha urlato: “A questa maggioranza dico da parte di tutti i giovani che avete rotto i coglioni!”.

I DUBBI DEI PARTITI – Prende corpo il decreto di revisione della spesa pubblica, che sempre più somiglia ad una manovra fatta di tagli anche lineari e proprio per questo scatena l’altolà di Pd, Pdl e sindacati alla vigilia dell’incontro di Mario Monti con le parti sociali sulla spending review.

Il Pd non vuole tagliare la spesa sociale mentre sul corposo dimagrimento della spesa pubblica che il governo va delineando in queste ore il leader Cisl Raffaele Bonanni, in sintonia con Cgil e Uil, minaccia: “Se occorrerà uno sciopero generale lo faremo”. Per tutto il giorno, e ancora in serata, Monti procede nel suo lavoro istruttorio con diversi ministri. Ma il premier, con toni anche ruvidi, ricorda che i sacrifici di oggi sono figli delle leggerezze di ieri e invita i partii a comportarsi di conseguenza: “Se per decenni – dice il premier – si indulge ad assecondare un superficiale ‘tiriamo a campare’ e a iniettare nella mente dei cittadini la sensazione che un Paese con mille risorse, compreso l’estro, possa non affrontare i seri problemi che altre nazioni hanno preso di petto, forse deve venire il momento in cui si affrontano i problemi”. Non farlo è un danno non solo per l’economia ma per lo stesso sistema democratico: perché, dice Monti, si dà l’idea che “la democrazia parlamentare non riesce a prendere decisioni di lungo periodo e si finisce per alimentare lo scetticismo dei cittadini verso quello che resta il miglio sistema politico del mondo”. Ma i partiti restano ugualmente in allerta sui tagli che non condividono. “Credo che nessuno auspichi l’aumento dell’Iva – ragiona o Bersani – e quindi dobbiamo trovare altre soluzioni, discutendo della spesa della pubblica amministrazione. Ma senza andare a toccare la sostanza e la risposta sociale. Siamo pronti a dare il nostro contributo da partito di governo che rifiuta ogni demagogia, ma che intende riferirsi sempre alla centralità della questione sociale e del lavoro”. Il Pd chiede dunque di non essere mero spettatore.

E anche il Pdl non vuole firmare cambiali in bianco sulla spending review. “Il nostro atteggiamento è costruttivo e positivo – apre cauto il capogruppo dei deputati Fabrizio Cicchitto -, ma vogliamo conoscerla prima per poterci riflettere sopra. Vogliamo vedere la qualità e la quantità dell’intervento”. Fli e Udc si schierano invece, come di consueto, con Monti chiedendogli di non farsi condizionare. Dall’Idv arriva intanto la cruda accusa al premier di “far cassa irresponsabilmente sulla pelle dei lavoratori”.

Oggi c’é il vertice con le parti sociali (“il governo si aspetta molto da questo incontro”, olia gli ingranaggi il ministro Andrea Riccardi) e poi quello con gli enti locali, che implorano di limitare tagli a sanità e trasporti. Intanto il niet di Bonanni si somma a quello dei leader Cigl Susanna Camusso (che mette in guardia dai tagli lineari e chiede una stretta sulle consulenze), Uil Luigi Angeletti e Ugl Giovanni Centrella. “Se si faranno tagli tanto per farli – dice per tutti Bonanni – si faranno solo più guai. E a quel punto, faremo iniziative in tutta Italia e in tutte le città e ci regoleremo di conseguenza. Faremo quello che serve, fino ad arrivare a uno sciopero generale”. Deplora il Pdl Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera:”Uno sciopero? Dispiace che a lanciare l’idea sia l’amico Raffaele Bonanni…”. Insomma, nonostante le borse in rialzo, lo spread in calo e le parole di ottimismo pronunciate nelle ultime ore da Monti (“comincia a vedersi la luce in fondo al tunnel”), il clima è nervoso ed il passaggio per il governo stretto. “In maggioranza prevalga il senso della responsabilità”, invita alla concordia il presidente del Senato Renato Schifani, alla vigilia del report di Monti in Parlamento sul Consiglio europeo e della mozione di sfiducia al ministro Elsa Fornero.

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